15 ottobre 2007

Perchè non voto alle primarie

Articolo di Alessandro Cisilin pubblicato sulla rivista online Megachip - Democrazia nella comunicazione il giorno 13.10.2007

Non era una scelta scontata e non è un ostentato vanto ideologico. Al contrario, è un grido di dolore. Per una volta mi sentirei “centro”, di “quelli che spostano i voti ”. Stando sempre a sinistra, non ho mai spostato granché.

Stavolta invece sarebbe il mio turno, perché avendo votato di tutto all'interno dell'area dai Ds a Rifondazione (nel segreto dell'urna…), la scelta di starci o non starci ha il peso potenziale di un indirizzo. E l'indirizzo era a priori favorevole, avendo spesso optato di premiare con la mia crocetta, anziché un'appartenenza che non ho, il coraggio di per sé di aggregare, per ribellione anti-ideologica e anti-feudale.

Volevo farlo, dunque, anche se non sono “i miei”, per dare una personale impronta agli equilibri interni di un soggetto che comunque, non foss'altro per obbligo di coalizione, mi piacerebbe che continuasse a governare. Ero disposto a perdonare tutto, anche le mille parole di Veltroni che non dicono nulla. Assolutamente nulla, spalmato nelle interviste fiume che occupano sempre più stabilmente le prime, seconde e terze pagine dei più potenti giornali mainstream. Con domande che non ha bisogno neppure di evadere, perché sui nodi più urgenti di quella che dovrebbe essere la politica, dalla dilagante povertà, alla crisi del welfare, ai monopoli mediatici, all'emergenza climatica, non si chiede niente, e non c'è niente da dire, salvo qualche sporadico “ bisogna occuparsi di ”. Nulla, al di là dei suoi posizionamenti rispetto a Prodi, a Bertinotti, alla moglie di Berlusconi, a Scola, a Kennedy, al suo impulso caritatevole per l'Africa e alla sua assenza di nemici. Il nulla elevato a strategia politica che, nella migliore delle ipotesi, va valutato come il più grande trionfo democristiano mascherato a “ riformismo ” - perché il conflitto sociale va solamente addormentato e mai affrontato con una qualche rottura o presa di posizione - nella peggiore come uno stimolo esplosivo alla più bieca antipolitica.

Ero comunque pronto a tutto, anche a ignorare quest'assenza di contenuti così offensiva di un'appartenenza, non solo partitica, ma addirittura civile. Magari anche per dare un segno contro il candidato-unico. Anche perché, spiegano gli analisti, meno gente voterà, più larga sarà la maggioranza che sarà riservata a lui e all'apparato che nell'operazione cerca di sopravvivere al naturale destino di essere spazzati via dalla storia politica del paese in un salvifico ricambio ideologico, generazionale, di classe e di genere.

Il nodo insuperabile è però proprio questo. E' il nuovo soggetto politico a non volermi, non il contrario. Si vota con la legge Calderoli, a liste bloccate, non ci si poteva di fatto candidare a livello indipendente, non si poteva neppure proporre un candidato proprio alla leadership, perché senza le strutture del doppio-partito era praticamente impossibile, non solo vincere, ma anche raccogliere in tempo le firme necessarie (vedi il caso Colombo). E adesso, non si può neppure votare sperando che il quinto della lista diventi il primo. Il voto finisce in una gerarchia preordinata, senza possibilità di preferenza. Vince per norma statutaria quello cooptato dal partito: i leader di sezione, gli assessori, i consiglieri, qualche altro nome-noto nominato dall'alto, con magari la facciata di un po' di stranieri e donne, piazzate in seggi generalmente perdenti. Certo, i bindiani hanno un po' di volti femminili in più, i lettiani un bel po' di trentenni. Ma in tutti i casi (salvo risicate eccezioni) si riproduce il meccanismo della cooptazione dall'alto, ossia per definizione il contrario di uno straccio di rinnovamento.

E' quindi il complesso dell'operazione a rappresentare (non-contenuti a parte) la più colossale beffa al concetto di una costruzione popolare di partito. Col pessimo gusto di una campagna propagandistica estesa alle porte delle scuole, a spiegare ai sedicenni che democrazia significa preferenze obbligate, e che se mai si volessero mettere in testa di diventare protagonisti anziché elettori-strumenti, la strada non sarà quella di mobilitarsi in qualche battaglia civile, bensì di ingraziarsi il capo-sezione, con la speranza della contropartita di una candidatura a Sua nomina.

Enorme rispetto per le decine di migliaia di militanti che domenica allestiscono i seggi. E se si aggiunge solo qualche amico o parente di ciascuno di loro, voteranno almeno un paio di milioni. E' cosa loro, però. E' una magnifica operazione mediatica di autoriproduzione, per frenare il ricambio politico e umano, anziché promuoverlo, con l'intollerabile menzogna dell'obiettivo opposto. Una sola speranza dalla vecchia classe dirigente e dai loro figli e adepti: che a spoglio ultimato prendano atto che se la cosiddetta antipolitica esplode proprio mentre si costruisce il loro nuovo soggetto politico, non si tratta di una coincidenza.

27 maggio 2007

The final countdown



Pensione da parlamentare: dopo 2 anni e mezzo di contributi versati

Pensione da lavoro dipendente: dopo 38 anni di contributi versati

A NOI LO SCALONE E A LORO LO SCIVOLO!!
(Beppe Grillo, tour 2007 Reset - venerdì 01 giugno al PalaMazzola di Taranto)

13 aprile 2007

Petizione per l'abolizione del canone Telecom

"Quanto a eleganza e raffinatezza, il capitalismo italiano si colloca in un ambito che sta tra le gare di rutti e l'elezione di miss maglietta bagnata. Ha tutti i difetti del capitalismo, che sono parecchi, e in più è italiano, cioè furbetto e pecione, assistito e aiutato, per essere precisi aiutato a fare soldi suoi con i soldi nostri. Ora che si parla tanto di Telecom (se la vogliono comprare texani, messicani, francesi, spagnoli, marziani e chissà chi altro), la tentazione di andare a cercare in archivio notizie di dieci anni fa è forte. Dieci anni fa, ci pensate? Quando la destra italiana decise di privatizzare Telecom per darla in mano ai «capitani coraggiosi». Se non vado a cercare in archivio è per un solo motivo: potrei scoprire, scoraggiandomi parecchio, che non fu per niente la destra a compiere quell'immane cazzata, ma una sinistra affascinata dal capitale, dai suoi trucchetti e dal suoi Tronchetti, che giocava alla merchant bank con l'entusiasmo stupito di un bambino che scopre il Monopoli. In generale, il capitalismo italiano funziona in tre semplici passaggi. Primo passo: si urla e si strepita perché un'azienda è pubblica, segno di medievale arretratezza. Secondo passo: la si compra a prezzi stracciati, e si giustifica lo sconto con il fatto che in questo modo si modernizza il paese. Terzo passo: modernissimi ma indebitati fino al collo, la si vende agli stranieri (grande distribuzione, autostrade, Telecom, eccetera eccetera). A questo punto interviene la politica. Eh, no! Agli stranieri no! E si scopre che la rete telefonica è un settore strategico. Cioè esattamente la stessa cosa che dicevano dieci anni fa quelli contrari alla privatizzazione, trattati come trogloditi, passatisti, premoderni, fessi e conservatori. Mentre i moderni si vede, dopo dieci anni, che bella figura! A pensarci, le gare di rutti sono più eleganti. Hanno il pregio che a un certo punto si smette, e si torna a casa pensando a quanto si è scemi. Una cosa che col capitalismo italiano non succede mai."
(articolo di Alessandro Robecchi, tratto da Il Manifesto, pubblicato domenica 18/04/2007)

Alcune indagini televisive (Report, Le Iene) hanno dimostrato che Telecom non effettua investimenti tali da necessitare ancora del canone telefonico. L'associazione Anti Digital Divide ha intrapreso una petizione on line per chiedere l'abolizione del canone telefonico e del canone addizionale sulle linee ADSL senza voce (linea dati). Invitiamo tutti a visitare il sito e a firmare (è possibile raggiungere direttamente la pagina dell'iniziativa cliccando sul banner che opportunamente abbiamo collocato tra gli altri links, a destra di questa pagina).

23 marzo 2007

Congresso dei Democratici di Sinistra di Ginosa

Nei giorni 14 e 15 marzo si è tenuto il congresso dei Democratici di Sinistra nella sezione "G. Latorre" di Ginosa. L'intera assemblea si è espressa su due punti: per la mozione congressuale e per l'elezione del segretario cittadino DS.
Il giorno 14 sono state presentate le 3 mozioni congressuali, ovvero:
- Per il partito democratico - 1° mozione, Fassino;
- A sinistra. Per il socialismo europeo - 2° mozione, Mussi;
- Per un partito nuovo, democratico e socialista - 3° mozione, Angius-Zani
Lo stesso giorno sono state decise le modalità di voto: voto segreto per la scelta della mozione; voto palese per l'elezione del segretario sezionale. A seguire sono intervenuti (quasi) tutti i rappresentanti dei partiti del centro-sinistra ginosino, che hanno salutato e anticipato la discussione tenutasi il giorno seguente nel medesimo luogo.
Il giorno 15, dopo un intenso dibattito in merito al futuro del partito e alla sua azione politica locale e nazionale, l'assemblea ha votato in maggioranza per la 1° mozione congressuale, ovvero la mozione Fassino. Tale scelta è stata spiegata e giustificata dalla convinzione dell'importanza di costituire un nuovo soggetto politico, alias Partito Democratico, che sia una "casa comune" per le forze politiche riformiste, laiche e cattoliche, che gia da tempo condividono strategie ed obiettivi per il Paese.
Inoltre l'assemblea ha riconfermato a segretario della sezione DS ginosina l'uscente Lorenzo Cardinale, riconoscendone la militanza e l'impegno per il partito e la causa. Lorenzo ha espresso a sua volta grande soddisfazione e gratitudine nei confronti dei presenti, tutti suoi sostenitori dal momento che è stato eletto all'unanimità.
Per l'occasione, i DS locali hanno invitato tutti (partiti, movimenti, singoli cittadini) a partecipare all'evento… compresi alcuni sedicenti partiti (ginosini) di centro-sinistra che, diversamente, i congressi preferisce svolgerli "in famiglia" e che spuntano come funghi 15 giorni prima le elezioni!! Per quanto riguarda invece i consessi dei partiti di centro-destra… lasciamo stare! Per questi pseudo-partiti l'anti-democrazia è un elemento caratterizzante! ... poi dicono che i cittadini prendono le distanze dalla politica! Cmq… auguri Lorenzo, buon lavoro!!

17 marzo 2007

Dico: ecco le novità

Alcune settimane fa il Consiglio dei Ministri ha varato un disegno di legge per il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, redatto a sua volta dai ministri Bindi e Pollastrini. L'Unione raggiunge l'accordo all'unanimità. Unici assenti i ministri Pecoraro Scanio e Mastella (quest'ultimo si è dichiarato contrario). La bozza sarà esaminata dal Parlamento nelle prossime settimane. La via italiana al riconoscimento delle unioni di fatto si chiamerà Dico (Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi), non più Pacs. Un passo in avanti (seppur molto timido) se si considera che tra i Paesi europei, l'Italia resta la sola a non offrire alcun riconoscimento giuridico alle coppie di fatto etero e omosessuali. A ben vedere, sembra essere uno dei tanti compromessi all'italiana. «Si è trovato un punto di equilibrio, nel senso che ognuno ha dovuto lasciare qualcosa per strada» ha dichiarato a caldo il ministro Bianchi. Peccato parlare di "compromesso" quando si tratta di riconoscere diritti di tante coppie, etero o omosessuali che siano.
Le coppie di fatto sono una realtà ormai diffusa e socialmente accettata dalle nuove e, in parte, dalle vecchie generazioni. Il fatto che tale fenomeno continui ad essere ignorato dimostra come parte della classe dirigente italiana sia insensibile ai cambiamenti sociali e ai problemi reali dei comuni cittadini. Permane quindi un deficit di rappresentanza democratica: una classe politica "vecchia" che rappresenta (pardon… "pretende" di rappresentare, dato che si tratta di "nominati", non di eletti!) una società "avanti" in termini di tolleranza. Insomma una sostanziale asimmetria tra governanti e governati.
A ciò si aggiunge l'ingerenza sempre più pressante del Vaticano, soprattutto nei confronti dei teodem dell'attuale maggioranza. Infatti la scomunica nei confronti del ddl e del governo non tarda ad arrivare. Il cardinale Ruini non rinuncia al suo piglio interventista, pronunciando discorsi sempre più frequenti ai limiti… del Concordato e dello stesso art. 7 della Costituzione. Da tempo la CEI ha assunto un atteggiamento tipico dei regimi teocratici, rivendicando il diritto di detenere il monopolio sulla morale familiare nonostante le nuove istanze che i radicali cambiamenti sociali hanno inevitabilmente generato.
Occorrerebbe una legge che fosse in sintonia con i bisogni del Paese reale. Al di là delle convinzioni religiose personali, il Parlamento ed il governo hanno il dovere di garantire libertà, diritti e pari dignità ad ognuno, operando secondo i criteri di laicità che la Costituzione sancisce.
La bozza prevede diversi aspetti positivi, ma non troppo. D'altronde non c'è da stupirsi: il provvedimento (come la maggior parte dei provvedimenti finora adottati) è un riflesso della coalizione di centro-sinistra, composta da cattolici e laici.
Sostanzialmente il ddl prevede: la compilazione di un modulo all'anagrafe, da parte dei conviventi, che non è una «dichiarazione congiunta» di convivenza e che al più potrà essere «contestuale»; la delega alle strutture ospedaliere (pubbliche e private) per la disciplina delle modalità di esercizio, da parte del convivente, del diritto di assistenza ospedaliera al partner malato; il riconoscimento del diritto a «ciascun convivente di designare l'altro quale suo rappresentante in materia di salute, (…) modalità di trattamento del corpo e, in caso di morte, le celebrazioni funerarie»; vengono altresì riconosciuti diritti che riguardano l'assegnazione delle case popolari, la successione nell'affitto della casa («purché la convivenza perduri da almeno tre anni»); per la reversibilità della pensione sarà necessario «un requisito di durata minima della convivenza» e dopo «il riordino della normativa previdenziale e pensionistica» (se ci sarà); il diritto di eredità («successione legittima») solo dopo nove anni di convivenza dichiarata e accertata.
Valutando la composizione politica del Parlamento, si prevede un iter parlamentare non facile. A ciò si aggiunge la probabilità che il ddl venga sottoposto inizialmente al vaglio del Senato. Per cui, data l'esigua maggioranza, ciò che probabilmente si verificherà sarà un ulteriore indebolimento del provvedimento, ad opera dei teodem di destra e di sinistra che si uniranno per l'occasione. L'Udeur ha gia annunciato che voterà contro. Gli esponenti cattolici della Casa delle Libertà si oppongono al provvedimento, i laici finora non si sono mostrati disponibili. Come ha dichiarato Katia Belillo (PdCI), sarebbe un "miracolo" se il provvedimento venisse approvato così com'è. Non occorre farsi illusioni.

06 marzo 2007

Rifondazione Comunista a Ginosa

Qualcosa si muove a sinistra. Dopo alcuni anni di assenza, il partito per la Rifondazione Comunista torna ad avere una sede a Ginosa! Venerdì 17 febbraio, in concomitanza con la manifestazione vicentina (che tra l'altro ha visto una grandissima partecipazione), in Via Giordano Bruno n° 36 è stata inaugurata la nuova sede dedicata ad "Enrico Berlinguer". Moltissimi i presenti, soprattutto giovani. Moltissime le iniziative in cantiere che vedranno la luce nelle prossime settimane.
In ordine, hanno preso la parola il segretario pro tempore RC Damiano Pollicoro, la responsabile dei Giovani Comunisti/e Vanessa Arduo e l'assessore provinciale Pietro Giacovelli: tutti hanno espresso grande soddisfazione per l'inaugurazione e per il lavoro svolto nel periodo di latenza. A seguire sono intervenuti diversi rappresentanti delle locali organizzazioni, politiche e non, augurando tutti buon lavoro al direttivo appena costituitosi.
Numerosi i riferimenti simbolici all'interno della sede, tra l'altro molto accogliente. Tra bandiere rosse, foto di Berlinguer, Gramsci e Che Guevara, ciò che più s'impone all'attenzione è il "FrigoRif" (nella foto), tutto color di rosso con un'imponente falce e martello gialla, ristrutturato pazientemente dalle ragazze e dai ragazzi e che, come spiegano, è divenuto simbolo dell'impegno civile che s'intende promuovere, soprattutto tra le giovani generazioni.
Oltre alla sede "fisica", anche se con minor solennità è stato inaugurato anche un blog, quale punto d'incontro "virtuale" tra internauti e quanti di loro vorranno partecipare. Fine ultimo del blog è quello di stabilire un intenso e costante contatto con la gente, attraverso la libera condivisione di opinioni, idee, progetti.
L'indirizzo del blog è: rifondazioneginosa.blogspot.com
Per contatti e-mail: rif.comunista.ginosa@hotmail.it
Da parte nostra, un caloroso augurio di buon lavoro a tutti i compagni del circolo "Berlinguer"!

21 febbraio 2007

Manifesto de "la Fucina"

Di seguito, pubblichiamo il manifesto del collettivo “la Fucina”. Da marzo 2007 in poi sarà pubblicata periodicamente l’omonima rivista, che verrà distribuita nella città di Matera.

La Fucina è un manifesto autonomo, promuove la libera circolazione di idee, opinioni e iniziative.
La sua azione è diretta a favorire l'incontro, il confronto e la sintesi di interpretazioni, riflessioni e pareri con lo scopo di attuare ed incentivare il dialogo e l'espressione tra individui e tesi, al fine di promuovere un metodo comunicativo di partecipazione e civile maturazione.
La Fucina incoraggia e da spazio a qualsiasi realtà, locale e non, che informa, educa in una accezione culturale e formativa.
I suoi contenuti sono plurimi e danno spazio a tutte le discipline che si riferiscono che rispondano a quanto sopra detto.
La Fucina è composto da persone che deplorano lo strumento della violenza come mezzo di risoluzione dei dissidi, si oppone ai fondamentalismi, di qualsiasi matrice ed ispirazione dunque all'imperialismo, la logica neocoloniale, ed è per l'autodeterminazione dei popoli; è antifascista.
La Fucina crede che la vera libertà dell'individuo, non si manifesti nella sola possibilità di scegliere tra "alternative" imposte, politiche e commerciali ma nel riconoscimento della propria dignità e che si realizza con la condivisione della diversità e della accettazione reciproca.
La espressione della dignità personale si palesa tramite l'affermazione dell'individuo in virtù delle proprie caratteristiche e peculiarità, la pluralità e poliformità della informazione, il confronto civile e leale e l'assenza di qualsiasi manipolazione atta a lederla, tramite il plagio, la suggestione e la persuasione, specie se latente. La Fucina s'ispira alle concezioni di eguaglianza sociale, giuridica, dunque alle pari opportunità e trattamento.

20 gennaio 2007

Aboliamo i costi di ricarica!

Alcuni giorni fa, il Ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani, oltre ad annunciare (a Ballarò) ulteriori liberalizzazioni in diversi settori, ha anche dichiarato di voler intervenire sui costi di ricarica dei telefonini, applicati ingiustamente dai gestori di telefonia mobile.
Questa è davvero una bella notizia!... se non si considera che tale dichiarazione sa di strumentalizzazione politica e che non è stata data al vero promotore la possibilità mediatica di pronunciarsi sulla questione. Cmq questa è un’altra storia... (pare che sia stata risolta).

Il promotore (quello vero!) dell'iniziativa è il giovane studente Andrea D’Ambra (in foto, insieme a Beppe Grillo) che da tempo denuncia l’illegittimità del cartello dei gestori di telefonia mobile italiani e che dall’Aprile 2006 raccoglie firme (ad oggi più di 800mila) per l’abolizione dei c.d. "costi di ricarica" dei telefoni cellulari. Ciò che D’Ambra denuncia nel suo sito aboliamoli.eu , è un’anomalia tutta italiana! Infatti, mentre in tutti gli altri Paesi europei si paga solo ciò che si consuma, in Italia si paga il "costo di ricarica" che (attenzione!) non è una tassa/imposta governativa, bensì un abuso dei gestori telefonici al fine di fare più soldi a scapito dei consumatori (ad esempio: 10 Euro per ottenere 8 Euro di credito, 2 Euro sono i costi di ricarica; 25 Euro per ottenere 20 Euro di credito, 5 Euro sono i costi di ricarica; ecc...).
D’Ambra spiega che tutto è partito dalla sua petizione on-line che, solo questa, ha fatto scattare l’intervento prima della Commissione Europea e poi delle Authority italiane Antitrust ed Agcom (che sino ad oggi stavano dormendo!); spiega inoltre che oggi, sedicenti associazioni dei consumatori, cercano di prendersi i meriti dell’iniziativa, mentre inizialmente nessuna associazione si era interessata alla questione.

Noi bloggers aderiamo a tale petizione e invitiamo tutti a firmare on-line. Per aderire o per informazioni dettagliate (c’è anche la possibilità di iscriversi alla newsletter, per essere costantemente aggiornati) è possibile accedere direttamente al sito aboliamoli.eu oppure cliccare sull’apposito link a destra di questa pagina (tra gli altri links).
NB: il promotore della petizione invita tutti a conservare le ricevute o le schede delle ricariche telefoniche gia effettuate! Forse ci sarà un rimborso, quindi… CONSERVATELE!