17 marzo 2007

Dico: ecco le novità

Alcune settimane fa il Consiglio dei Ministri ha varato un disegno di legge per il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, redatto a sua volta dai ministri Bindi e Pollastrini. L'Unione raggiunge l'accordo all'unanimità. Unici assenti i ministri Pecoraro Scanio e Mastella (quest'ultimo si è dichiarato contrario). La bozza sarà esaminata dal Parlamento nelle prossime settimane. La via italiana al riconoscimento delle unioni di fatto si chiamerà Dico (Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi), non più Pacs. Un passo in avanti (seppur molto timido) se si considera che tra i Paesi europei, l'Italia resta la sola a non offrire alcun riconoscimento giuridico alle coppie di fatto etero e omosessuali. A ben vedere, sembra essere uno dei tanti compromessi all'italiana. «Si è trovato un punto di equilibrio, nel senso che ognuno ha dovuto lasciare qualcosa per strada» ha dichiarato a caldo il ministro Bianchi. Peccato parlare di "compromesso" quando si tratta di riconoscere diritti di tante coppie, etero o omosessuali che siano.
Le coppie di fatto sono una realtà ormai diffusa e socialmente accettata dalle nuove e, in parte, dalle vecchie generazioni. Il fatto che tale fenomeno continui ad essere ignorato dimostra come parte della classe dirigente italiana sia insensibile ai cambiamenti sociali e ai problemi reali dei comuni cittadini. Permane quindi un deficit di rappresentanza democratica: una classe politica "vecchia" che rappresenta (pardon… "pretende" di rappresentare, dato che si tratta di "nominati", non di eletti!) una società "avanti" in termini di tolleranza. Insomma una sostanziale asimmetria tra governanti e governati.
A ciò si aggiunge l'ingerenza sempre più pressante del Vaticano, soprattutto nei confronti dei teodem dell'attuale maggioranza. Infatti la scomunica nei confronti del ddl e del governo non tarda ad arrivare. Il cardinale Ruini non rinuncia al suo piglio interventista, pronunciando discorsi sempre più frequenti ai limiti… del Concordato e dello stesso art. 7 della Costituzione. Da tempo la CEI ha assunto un atteggiamento tipico dei regimi teocratici, rivendicando il diritto di detenere il monopolio sulla morale familiare nonostante le nuove istanze che i radicali cambiamenti sociali hanno inevitabilmente generato.
Occorrerebbe una legge che fosse in sintonia con i bisogni del Paese reale. Al di là delle convinzioni religiose personali, il Parlamento ed il governo hanno il dovere di garantire libertà, diritti e pari dignità ad ognuno, operando secondo i criteri di laicità che la Costituzione sancisce.
La bozza prevede diversi aspetti positivi, ma non troppo. D'altronde non c'è da stupirsi: il provvedimento (come la maggior parte dei provvedimenti finora adottati) è un riflesso della coalizione di centro-sinistra, composta da cattolici e laici.
Sostanzialmente il ddl prevede: la compilazione di un modulo all'anagrafe, da parte dei conviventi, che non è una «dichiarazione congiunta» di convivenza e che al più potrà essere «contestuale»; la delega alle strutture ospedaliere (pubbliche e private) per la disciplina delle modalità di esercizio, da parte del convivente, del diritto di assistenza ospedaliera al partner malato; il riconoscimento del diritto a «ciascun convivente di designare l'altro quale suo rappresentante in materia di salute, (…) modalità di trattamento del corpo e, in caso di morte, le celebrazioni funerarie»; vengono altresì riconosciuti diritti che riguardano l'assegnazione delle case popolari, la successione nell'affitto della casa («purché la convivenza perduri da almeno tre anni»); per la reversibilità della pensione sarà necessario «un requisito di durata minima della convivenza» e dopo «il riordino della normativa previdenziale e pensionistica» (se ci sarà); il diritto di eredità («successione legittima») solo dopo nove anni di convivenza dichiarata e accertata.
Valutando la composizione politica del Parlamento, si prevede un iter parlamentare non facile. A ciò si aggiunge la probabilità che il ddl venga sottoposto inizialmente al vaglio del Senato. Per cui, data l'esigua maggioranza, ciò che probabilmente si verificherà sarà un ulteriore indebolimento del provvedimento, ad opera dei teodem di destra e di sinistra che si uniranno per l'occasione. L'Udeur ha gia annunciato che voterà contro. Gli esponenti cattolici della Casa delle Libertà si oppongono al provvedimento, i laici finora non si sono mostrati disponibili. Come ha dichiarato Katia Belillo (PdCI), sarebbe un "miracolo" se il provvedimento venisse approvato così com'è. Non occorre farsi illusioni.

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