Articolo di Alessandro Cisilin pubblicato sulla rivista online Megachip - Democrazia nella comunicazione il giorno 13.10.2007
Non era una scelta scontata e non è un ostentato vanto ideologico. Al contrario, è un grido di dolore. Per una volta mi sentirei “centro”, di “quelli che spostano i voti ”. Stando sempre a sinistra, non ho mai spostato granché.
Non era una scelta scontata e non è un ostentato vanto ideologico. Al contrario, è un grido di dolore. Per una volta mi sentirei “centro”, di “quelli che spostano i voti ”. Stando sempre a sinistra, non ho mai spostato granché.
Stavolta invece sarebbe il mio turno, perché avendo votato di tutto all'interno dell'area dai Ds a Rifondazione (nel segreto dell'urna…), la scelta di starci o non starci ha il peso potenziale di un indirizzo. E l'indirizzo era a priori favorevole, avendo spesso optato di premiare con la mia crocetta, anziché un'appartenenza che non ho, il coraggio di per sé di aggregare, per ribellione anti-ideologica e anti-feudale.
Volevo farlo, dunque, anche se non sono “i miei”, per dare una personale impronta agli equilibri interni di un soggetto che comunque, non foss'altro per obbligo di coalizione, mi piacerebbe che continuasse a governare. Ero disposto a perdonare tutto, anche le mille parole di Veltroni che non dicono nulla. Assolutamente nulla, spalmato nelle interviste fiume che occupano sempre più stabilmente le prime, seconde e terze pagine dei più potenti giornali mainstream. Con domande che non ha bisogno neppure di evadere, perché sui nodi più urgenti di quella che dovrebbe essere la politica, dalla dilagante povertà, alla crisi del welfare, ai monopoli mediatici, all'emergenza climatica, non si chiede niente, e non c'è niente da dire, salvo qualche sporadico “ bisogna occuparsi di ”. Nulla, al di là dei suoi posizionamenti rispetto a Prodi, a Bertinotti, alla moglie di Berlusconi, a Scola, a Kennedy, al suo impulso caritatevole per l'Africa e alla sua assenza di nemici. Il nulla elevato a strategia politica che, nella migliore delle ipotesi, va valutato come il più grande trionfo democristiano mascherato a “ riformismo ” - perché il conflitto sociale va solamente addormentato e mai affrontato con una qualche rottura o presa di posizione - nella peggiore come uno stimolo esplosivo alla più bieca antipolitica.
Ero comunque pronto a tutto, anche a ignorare quest'assenza di contenuti così offensiva di un'appartenenza, non solo partitica, ma addirittura civile. Magari anche per dare un segno contro il candidato-unico. Anche perché, spiegano gli analisti, meno gente voterà, più larga sarà la maggioranza che sarà riservata a lui e all'apparato che nell'operazione cerca di sopravvivere al naturale destino di essere spazzati via dalla storia politica del paese in un salvifico ricambio ideologico, generazionale, di classe e di genere.
Il nodo insuperabile è però proprio questo. E' il nuovo soggetto politico a non volermi, non il contrario. Si vota con la legge Calderoli, a liste bloccate, non ci si poteva di fatto candidare a livello indipendente, non si poteva neppure proporre un candidato proprio alla leadership, perché senza le strutture del doppio-partito era praticamente impossibile, non solo vincere, ma anche raccogliere in tempo le firme necessarie (vedi il caso Colombo). E adesso, non si può neppure votare sperando che il quinto della lista diventi il primo. Il voto finisce in una gerarchia preordinata, senza possibilità di preferenza. Vince per norma statutaria quello cooptato dal partito: i leader di sezione, gli assessori, i consiglieri, qualche altro nome-noto nominato dall'alto, con magari la facciata di un po' di stranieri e donne, piazzate in seggi generalmente perdenti. Certo, i bindiani hanno un po' di volti femminili in più, i lettiani un bel po' di trentenni. Ma in tutti i casi (salvo risicate eccezioni) si riproduce il meccanismo della cooptazione dall'alto, ossia per definizione il contrario di uno straccio di rinnovamento.
E' quindi il complesso dell'operazione a rappresentare (non-contenuti a parte) la più colossale beffa al concetto di una costruzione popolare di partito. Col pessimo gusto di una campagna propagandistica estesa alle porte delle scuole, a spiegare ai sedicenni che democrazia significa preferenze obbligate, e che se mai si volessero mettere in testa di diventare protagonisti anziché elettori-strumenti, la strada non sarà quella di mobilitarsi in qualche battaglia civile, bensì di ingraziarsi il capo-sezione, con la speranza della contropartita di una candidatura a Sua nomina.
Enorme rispetto per le decine di migliaia di militanti che domenica allestiscono i seggi. E se si aggiunge solo qualche amico o parente di ciascuno di loro, voteranno almeno un paio di milioni. E' cosa loro, però. E' una magnifica operazione mediatica di autoriproduzione, per frenare il ricambio politico e umano, anziché promuoverlo, con l'intollerabile menzogna dell'obiettivo opposto. Una sola speranza dalla vecchia classe dirigente e dai loro figli e adepti: che a spoglio ultimato prendano atto che se la cosiddetta antipolitica esplode proprio mentre si costruisce il loro nuovo soggetto politico, non si tratta di una coincidenza.
7 commenti:
una "sinistra" che si autodefinisce post-ideologica, che non assume posizioni contrarie e alternative all'economia neoliberista non ha futuro: non è pensabile una tutela dei ceti meno abbienti in un regime di competizione economica tra gli Stati-nazione e di delocalizzazione dei capitali
bel post...vito hai fatto bene a mettere sinistra tra virgolette.
Questo Pd di sinistro ha solo le ombre dei grandi apparati e burattinai che dopo aver buttato nel cesso il periodo più fecondo di lotte e diritti della storia italiana si sono rotti di gareggiare con il berluska ed i conservator-cattolici,piuttosto che fare attenzione ai temi seri sociali e del lavoro, preferisce accordarsi con i sopradetti per governare a turno, facendo al più presto fuori la Sinistra o al massimo servirsene durante le elezioni o a cui dare la colpa se tornano al governo le destre...destre che a loro volta accusano l' attuale governo di esser nientedimeno che comunista cosi da spalleggiare i conservator-cattolici del governo(udeur,margh,ds) e restare nell' immobilismo.
Ho sempre dovuto giustificare a me stesso le volte in cui non ho votato essendo io, parecchio interessato alle cose della polis.
ma questa tornata di primarie è stata abominevole e farsesca...cazzo,ne dobbiam ingoiare di tonnellate di merda per evitare che vincano berluska, fini e compagnia bella...poveri noi..speriamo almeno in Sinistra Democratica e l' unione delle forze della sinistra stessa!!
vito sentiamoci che all' inizi nov mi laureo
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