24 ottobre 2006

Gentiloni vs Mediaset?

Giorni fa, il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità il disegno di legge per la riforma del settore radio-televisivo, presentato dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Intanto, Berluska & Co hanno denunciato “atti di banditismo” e cercato di trascinare il Capo dello Stato sul ring della politica. Il testo della riforma verrà esaminato dal Parlamento e, se approvato, andrà a sovrascrivere la legge Gasparri del 2003, meglio conosciuta come “legge salva Rete4”.
In sostanza, il testo prevede tetti pubblicitari più severi per ogni editore, riforma dell’Auditel, parificazione delle televendite agli spot pubblicitari, il passaggio di una rete Rai ed una Mediaset dall'analogico al digitale (prima della totale conversione al digitale dell’intero settore radio-televisivo, prevista per il 2012).

“BENE!” si dirà… se non si considerano alcuni problemi:
- il trasferimento è previsto per il 2009… sempre se l’attuale governo non cade e Berlusconi non vince le elezioni sino ad allora. La migrazione riguarderà in ogni modo l’intero sistema televisivo nel 2012, con la differenza che Emilio Fede precederà tutti nel 2009 (…cosa cambia?!)
- l’ulteriore elusione delle due sentenze della Corte costituzionale (la prima del 1994, la seconda del 2002) che hanno dichiarato l’illegittimità, rispettivamente, della legge Mammì e della legge Maccanico (entrambe targate csx). Infatti, l’ignavia dei pluri-governi di centrosinistra è stata tale da garantire, per più di 10 anni, l’occupazione illegale delle frequenze da parte di Rete4 (senza contare i decreti su misura pre e post-anni ‘90)
- le frequenze occupate abusivamente da Rete4 (nel 2009 compirà 15 anni) sono destinate legalmente all’emittente Europa7 di Francesco Di Stefano che, nel 1999, vinse la gara d’appalto (poveraccio… e da tanto che aspetta!).

Mitica la puntata del programma “Parla con me” di domenica 15 ottobre, dove Dario Vergassola, per capire le mosse dei politici nostrani riguardo alla riforma TV, consulta il dizionario “Montecitorio-Italiano” (degli inciuci).
La maggioranza degli italiani pretende un centrosinistra autorevole (che faccia il centrosinistra… insomma) e che, in materia di TV, liberalizzi seriamente le frequenze, risolva il problema del conflitto d’interessi e che renda il servizio pubblico veramente autonomo, sottraendolo dall’ingerenza dei partiti (a riguardo, vedi il ddlPer un’altra TV” a cui, per la raccolta firme, ha contribuito anche la Sinistra Giovanile di Ginosa).
Le linee guida della riforma andrebbero (più o meno) bene, se non fosse per il “regime transitorio” che perdura (e, a quanto pare, perdurerà) nel tempo. Una situazione positiva per Mediaset e negativa per il pluralismo dell’informazione che la Costituzione sancisce. Che il governo “governi”… perbacco!!

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