30 ottobre 2006

Reporters sans frontières: rapporto 2006

L’organizzazione per la difesa della libera informazione Reporters sans frontières, ha pubblicato il 5° rapporto sulla libertà di stampa nel mondo. Le sorprese non sono mancate! L’Italia si trova in 40° posizione, guadagnando due posizioni rispetto al 2005. Domanda: cominciamo a trarre i primi benefici del dopo-Berluska o sono gli altri Stati ad aver peggiorato la propria posizione?! I Paesi dove continua ad esserci sempre meno libertà d’informazione sono Cuba, Eritrea, Turkmenistan e Corea del Nord come fanalino di coda. Le prime quattro posizioni sono occupate da Paesi Europei: Finlandia, Islanda, Irlanda e Paesi Bassi. E… gli Stati Uniti?! “I pionieri della libertà” continuano a scendere nella classifica, collocandosi al 53° posto; tale posizione meraviglia (e non poco) se si considera che nel 2002 si collocavano addirittura al 17°! Questo crollo si deve principalmente al Presidente Bush e alla sua amministrazione, che usa demonizzare tutti quei giornalisti che mettono in discussione la sua guerra al terrorismo. Analizzando la classifica nella sua integrità, si nota che pluralismo e libertà d'informazione non sono una prerogativa dei Paesi economicamente sviluppati. Quindi, la ricchezza economica non può essere concepita come indicatore di civiltà di un popolo. La libertà di stampa non può esserci in Paesi dove i poteri (politico, economico) influenzano il mondo dell’informazione. La maggior parte dei giornalisti dovrebbero avere le possibilità e soprattutto la forza e la volontà di opporsi ai poteri. Non può esserci democrazia se non c’è libertà di critica. Se la stampa è compiacente non conta nulla, non ha valore. Nei Paesi occidentali, soprattutto in Italia, questi principi elementari trovano difficile applicazione (vedi Berlusconi e "poteri forti").

24 ottobre 2006

Gentiloni vs Mediaset?

Giorni fa, il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità il disegno di legge per la riforma del settore radio-televisivo, presentato dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Intanto, Berluska & Co hanno denunciato “atti di banditismo” e cercato di trascinare il Capo dello Stato sul ring della politica. Il testo della riforma verrà esaminato dal Parlamento e, se approvato, andrà a sovrascrivere la legge Gasparri del 2003, meglio conosciuta come “legge salva Rete4”.
In sostanza, il testo prevede tetti pubblicitari più severi per ogni editore, riforma dell’Auditel, parificazione delle televendite agli spot pubblicitari, il passaggio di una rete Rai ed una Mediaset dall'analogico al digitale (prima della totale conversione al digitale dell’intero settore radio-televisivo, prevista per il 2012).

“BENE!” si dirà… se non si considerano alcuni problemi:
- il trasferimento è previsto per il 2009… sempre se l’attuale governo non cade e Berlusconi non vince le elezioni sino ad allora. La migrazione riguarderà in ogni modo l’intero sistema televisivo nel 2012, con la differenza che Emilio Fede precederà tutti nel 2009 (…cosa cambia?!)
- l’ulteriore elusione delle due sentenze della Corte costituzionale (la prima del 1994, la seconda del 2002) che hanno dichiarato l’illegittimità, rispettivamente, della legge Mammì e della legge Maccanico (entrambe targate csx). Infatti, l’ignavia dei pluri-governi di centrosinistra è stata tale da garantire, per più di 10 anni, l’occupazione illegale delle frequenze da parte di Rete4 (senza contare i decreti su misura pre e post-anni ‘90)
- le frequenze occupate abusivamente da Rete4 (nel 2009 compirà 15 anni) sono destinate legalmente all’emittente Europa7 di Francesco Di Stefano che, nel 1999, vinse la gara d’appalto (poveraccio… e da tanto che aspetta!).

Mitica la puntata del programma “Parla con me” di domenica 15 ottobre, dove Dario Vergassola, per capire le mosse dei politici nostrani riguardo alla riforma TV, consulta il dizionario “Montecitorio-Italiano” (degli inciuci).
La maggioranza degli italiani pretende un centrosinistra autorevole (che faccia il centrosinistra… insomma) e che, in materia di TV, liberalizzi seriamente le frequenze, risolva il problema del conflitto d’interessi e che renda il servizio pubblico veramente autonomo, sottraendolo dall’ingerenza dei partiti (a riguardo, vedi il ddlPer un’altra TV” a cui, per la raccolta firme, ha contribuito anche la Sinistra Giovanile di Ginosa).
Le linee guida della riforma andrebbero (più o meno) bene, se non fosse per il “regime transitorio” che perdura (e, a quanto pare, perdurerà) nel tempo. Una situazione positiva per Mediaset e negativa per il pluralismo dell’informazione che la Costituzione sancisce. Che il governo “governi”… perbacco!!

12 ottobre 2006

Fumatori molto onorevoli

Quante volte, dopo aver approvato leggi “allucinanti”, ci siamo chiesti: “ma si sono drogati o cosa?!” Ebbene sì! Per la precisione, di cannabis e di coca!
Per carità, nulla da dire. Ognuno è libero di gestire la propria vita come meglio crede. Però, a quanto pare… questo principio non vale per i comuni cittadini che, se colti in flagranti o in possesso di sostanze stupefacenti, anche con modiche quantità rischiano il carcere, “la comunità” (?!) o come minimo la foto in prima pagina su “giornaletti provincialotti”!
Dall’inchiesta delle Iene, effettuata attraverso un test tampone (drug-wipe) all’insaputa di 50 parlamentari nostrani, il 32% (16 “tamponati”) è risultato positivo al test; di questi, 12 alla cannabis e 4 alla cocaina.
L’Autorità garante dei dati personali, giustamente (ma “non sempre puntualmente”: vedi l’inchiesta simile effettuata su ragazzi comuni qualche anno fa, sempre dalle Iene) ha censurato il servizio, anche se le Iene avevano comunque dichiarato l’intento di volerlo mandare in onda tutelando la privacy degli intervistati (camuffando i volti) come hanno sempre fatto.
In questi giorni c’è stato un gran parlare a riguardo, fino alle parole del demagogo Casini: “facciamo tutti un test antidroga per individuare i parlamentari che fanno uso di droghe” a detto. Si! Magari mandandogli un preavviso mezzo posta!
Un dubbio sorge spontaneo nella mia mente: ha senso proibire l’uso di droghe se nemmeno i proibizionisti riescono a starne alla larga?!? Ora, voglio dimenticare che sono passati 6 mesi dall’inizio della legislatura senza mai calendarizzare una discussione sulla legge più repressiva d’Europa verso i consumatori (legge Fini-Giovanardi), sperando che nelle prossime settimane si metta mano alla legge (magari con la stessa tempestività con cui è stato redatto ed approvato il decreto-legge sulle intercettazioni illegali, che riguardavano anche i politici stessi!).

11 ottobre 2006

1° post

Salve a tutti!
Per superare la sindrome da “primo post”, vorrei iniziare raccontando brevemente com’è nata l’idea di farci un blog.
Allora…… un pomeriggio di settembre, io (Vito) e il mio amico Angelo stavamo cazzeggiando su internet, quando per caso approdiamo su Blogger.com e apprendiamo la possibilità di realizzare un blog a costo zero. Dopo aver valutato l’opportuna utilità di un blog, abbiamo iniziato a “pigiare i bottoni” così, per gioco. In seguito abbiamo deciso di chiamare il nostro blog “Coffee & Cigarettes”, si!...... come il film di Jim Jarmush! Così, dopo non poche difficoltà con l’html, finalmente ci siamo riusciti!
Non intendo sin da ora indicare strettamente gli argomenti che tratteremo (anche perché non ne abbiamo idea!): di sicuro non parleremo di noi stessi, bensì di ciò che accade “fuori”. Quindi, invito i visitatori a leggere i prossimi post e a lasciare commenti, oppure e-mail all’indirizzo coffeeandcigarettes11@gmail.com
Alla prossima! (magari con argomenti concreti).