Sabato 18 novembre, si sono svolte due manifestazioni: una a Milano, l’altra a Roma. Obiettivo comune delle manifestazioni è stato quello di avvicinare il popolo di centrosinistra e sensibilizzare i cittadini alle tematiche mediorientali. Tutto si è svolto nella (quasi) totale indifferenza del servizio pubblico: anche con questo governo, la RAI non ha mandato alcuna diretta televisiva (tranne Rai Tre, per circa mezz’ora).
La manifestazione di Milano, organizzata dalla Tavola della Pace, ha visto la partecipazione della maggior parte dei partiti di governo del centrosinistra (DS, Margherita, Rifondazione, Verdi), dei sindacati CGIL, CISL e moltissime associazioni.
Al corteo di Roma, organizzato dal Forum Palestina, hanno partecipato come ogni anno PdCI, Cobas e diversi centri sociali ed associazioni.
Due piattaforme abbastanza diverse tra loro. A Milano si manifestava, in maniera abbastanza generica ed equilibrata, contro il terrorismo e a favore della convivenza pacifica tra i due popoli in conflitto, facendo proprio il motto "due popoli due stati". A Roma, invece, la manifestazione ha sollevato questioni precise e generato allarmismi: il corteo ha manifestato contro la politica guerrafondaia di Israele verso i palestinesi e il Libano, chiedendo la revoca dell’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele ratificato nel 2005 e (ahinoi!) bruciando manichini e citando slogan ormai famosi.
La manifestazione di Milano, organizzata dalla Tavola della Pace, ha visto la partecipazione della maggior parte dei partiti di governo del centrosinistra (DS, Margherita, Rifondazione, Verdi), dei sindacati CGIL, CISL e moltissime associazioni.
Al corteo di Roma, organizzato dal Forum Palestina, hanno partecipato come ogni anno PdCI, Cobas e diversi centri sociali ed associazioni.
Due piattaforme abbastanza diverse tra loro. A Milano si manifestava, in maniera abbastanza generica ed equilibrata, contro il terrorismo e a favore della convivenza pacifica tra i due popoli in conflitto, facendo proprio il motto "due popoli due stati". A Roma, invece, la manifestazione ha sollevato questioni precise e generato allarmismi: il corteo ha manifestato contro la politica guerrafondaia di Israele verso i palestinesi e il Libano, chiedendo la revoca dell’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele ratificato nel 2005 e (ahinoi!) bruciando manichini e citando slogan ormai famosi.
I commenti ex post da parte di telegiornalisti e chierici vari, sono stati, a dir poco, raccapriccianti! Nessun Tg, nessun programma di "sprofondamento", nessun Dottor Vespa di turno ha tematizzato la sostanza delle manifestazioni che, anche se con modalità diverse, hanno cercato di catturare l’attenzione degli italiani sul tema della questione mediorientale e, in particolare, palestinese.
Tra matrimoni Vip e dimissioni di avvocaticchi, l’attenzione dei "disinformatori" si è concentrata sul "grande tema" se è giusto o sbagliato bruciare bandiere o gridare cattivi slogan alle manifestazioni, cercando (anzi!) di tematizzare la legittimità dell’essere comunista a questo mondo.
Inutile dire che bruciare bandiere e recitare slogan poco ortodossi sono atti che, se giustificabili sotto certi aspetti, non fanno altro che offuscare il vero messaggio politico che si intende manifestare… come è inutile ripetere che essere contro la politica (?) di Israele non significa essere antisemita…; però, è importante sottolineare la stupidità e la tendenziosità di alcuni programmi d’informazione che, a loro volta, vengono utilizzati come "armi di distrazione di massa" da parte del potere politico, economico e culturale per fuorviare o nascondere i veri problemi ai cittadini-fruitori televisivi.